Ha scritto testi per Mario Venuti, Nina Zilli, Anna Oxa, Antonella Ruggiero, Alessandra Amoroso, Noemi, Mietta, Eros Ramazzotti, Placido Domingo. Ma ha anche arrangiato le poesie di Papa Giovanni Paolo. Così Pippo Rinaldi canta la Sicilia.

Per Pippo Rinaldi, in arte Kaballà, Mario Venuti, Nina Zilli, Antonella Ruggiero, Alessandra Amoroso, Noemi, Anna Oxa, Eros Ramazzotti, Mietta, Marco Mengoni, Placido Domingo sono solo alcuni nomi, di una lunga lista, a cui ha prestato la parola. Cantautore e autore di “peso”, l’artista siciliano ha scritto molti degli ultimi successi musicali degli ultimi anni. La sua “folgorazione” è avvenuta davanti a una copertina di Tom Waits. Trent’anni fa a Catania.

Kaballà, racconta l’esordio, il “cazzeggio” con Francesco Virlinzi, patron della catanese Cyclope Records, le dissertazioni sui dischi con l’amico di sempre Nico Libra, di Musicland, e il primo ascolto di un’inedita Carmen Consoli “a casa mia, attraverso una vecchia cassetta”.

Ed è fin da quei tempi che Pippo canta la sua  Sicilia, il musicista-poeta- l’Isola se la tiene  addosso, come la coperta di Linus. L’ha cantata in dialetto quando ancora nessuno osava farlo e lo fa ancora, arrangiando i testi di grandi poeti e narratori. Consolo, Sciascia, Vittorini, Tomasi di Lampedusa sono stati e sono i suoi grandi ispiratori. Tra le sue canzoni più amate, una, inedita, la concede a I Love Sicilia. E’ la La notte di Palermo tratta da Lunaria, un libretto di Vincenzo Consolo.

Il suo percorso musicale è stato quello di una ricerca costante e continua delle radici della musica della sua terra, ma lei non è un cantante folk

“Non lo sono affatto, io vengo dalla World Music, ho sempre lavorato sulla contaminazione della musica etnica con il pop. I miei dischi lo dimostrano e sono stati concepiti all’epoca in cui eravamo solo in tre a fare questo genere. Io, Enzo Avitabile e Andrea Parodi, leader dei sardi Tazenda. Adesso ho prodotto l’album di Mario Incudine, che è arrivato al secondo posto al Premio Tenco”

Kaballà è anche un autore tra i più quotati del panorama discografico italiano, suoi i testi di tanti successi recenti. Della sua felice collaborazione con nomi importanti ricordiamo Venuti, Zilli, Ruggiero, Amoroso, Noemi, e tanti altri; ma cosa sta preparando adesso?

“Mi sto dedicando alla mia musica e per spiegarlo cito Fossati. Quando gli chiedevano “perché lei fa passare tanto tempo tra l’incisione di un disco e un altro” lui diceva: “perché di mezzo c’è la vita”. Ecco tra un Sanremo e un altro, tra un successo e un nuovo progetto io metto sempre la mia vita. Sono un’anima irrequieta, non voglio rinunciare ai miei piaceri, ai miei sogni, alle mie passioni. E la musica che faccio per me stesso è tutto questo. E’ una scelta più di nicchia ma rappresenta la mia vera natura”

Ci pare di capire che lei si attribuisca comunque la primogenitura dell’uso del dialetto in musica

“In qualche modo sì, quando nel lontano 1991, scrissi Petra Lavica con un discreto successo, nessuno immaginava di cantare in siciliano. Immagini i primi concerti a Milano. La scelta “etnica” è stata difficilissima da portare avanti, ne ho pagato anche le conseguenze. Oggi tutto è cambiato, va di moda, è un cavallo facile da cavalcare”

Alcune sue canzoni sono state premiate a Sanremo. Noi siamo stati tra quelli che l’hanno votata. Per ben due volte i suoi testi hanno avuto il grande riconoscimento della critica con il Premio Mia Martini. Normalmente ottenere l’apprezzamento della sala stampa del Festival porta fortuna, sono i dischi che vendono di più

“Abbiamo vinto con Crudele di Mario Venuti e L’uomo che amava le donne di Nina Zilli. La canzone della Zilli trae ispirazione dall’omonimo film di Francois Truffaut. Ma anche Echi di Infinito, interpretata da Antonella Ruggiero, si è imposta nella categoria donne. A parte gli artisti, che sono tutti e tre dei fuori classe, le esperienze sanremesi sono state una grande soddisfazione perché il Festival è sempre la più grande e apprezzata vetrina per la musica italiana. La critica di tutto il mondo ti guarda e ricevere il premio dedicato a Mia Martini è stato un grande onore. Il mio sodalizio con Mario Venuti comunque è ancora solido e inossidabile. Mario è un grande interprete e ci troviamo in totale sintonia nei gusti musicali. Anche il nuovo disco, l’Ultimo Romantico, è frutto di una nostra collaborazione”.

Lei è un cantautore da sempre assetato di nuove esperienze. Non solo dunque musica leggera e dischi pop ma anche cinema, teatro, musical. Le sue sono esperienze di grande spessore. Importante la collaborazione con Nino Rota per le musiche de Il Padrino III

“Ma certo! Un artista non deve fermarsi mai. Sicuramente la canzone pop è quella che mi ha dato le più importanti soddisfazioni economiche, ma io voglio e devo fare tutte le sperimentazioni possibili. E’ sempre del 1991 la mia collaborazione con Rota, ero ancora un autore “in fasce” quando sono stato scelto per scrivere un testo, una ballata, su una sua musica, il film era diretto da Francis Ford Coppola. La scena del film è quella del figlio di Al Pacino che canta per il padre una serenata in siciliano.

E poi, addirittura, ha anche arrangiato le poesie di Papa Giovanni Paolo…

Quella dell’album Amore Infinito la ricordo come un’esperienza unica, difficilissima ed esaltante. Qualche anno fa ho collaborato a un progetto nato da un’idea di un ex dirigente Poligram ingaggiato dal Vaticano. Ho fatto coppia con Placido Domingo per mettere in musica le poesie di Papa Giovanni Paolo II. Pensi la difficoltà di arrangiare testi dal grande significato teologico, l’opera poetica di colui che da lì a breve sarebbe addirittura diventato Santo. E’ un’emozione che porterò sempre nel mio cuore.

Nel 2006 Kaballà collabora con Eros Ramazzotti firmando alcuni brani dell’album Calma Apparente. Ricordiamo i singoli I belong to you che Eros canta in duetto con Anastasia o Non siamo soli interpretata con Richy Martin

I belong to you, del 2006, ha avuto un grande successo in molti paesi europei, arrivando prima nelle classifiche in Germania, Italia e Svizzera e nelle prime posizioni negli altri paesi. Come le dicevo, questi sono progetti importanti sponsorizzati da grandi case di produzione, sono successi che sono arrivati al grande pubblico, che hanno venduto milioni di copie. Il duetto tra Anastacia e Eros Ramazzotti fa ormai parte della storia della musica italiana.

Il suo stile però è inconfondibile, anche quando scrive per gli altri, non dimentica mai di mettere dentro contaminazioni di stili musicali o citazioni letterarie

Il mio è un mix di stili che viene dalla passione per la musica d’autore italiana, dal rock elettroacustico americano e, come le dicevo,  dalla world music. Un grande contributo alla mia evoluzione artistica è venuto anche dalla passione per i viaggi. Il Medio Oriente, l’Andalusia, l’Irlanda e la Cecoslovacchia hanno segnato molte delle mie tappe musicali. A Praga ho conosciuto Michael Stipe dei REM, Natalie Merchant e Billy Bragg con cui mi sono esibito in un breve ma intenso tour. Non voglio dimenticare anche l’incontro, significativo per la mia vita, con Gianni De Bernardinis e Massimo Bubola ( coautore delle canzoni di De Andrè, ndr). Ma anche l’amico Brando, Rossana Casale, Angelo Branduardi.

 

 

E ama Sciascia

“Ma come si fa a non amarlo? L’impegno e la passione civile di un uomo che era avanti rispetto al suo tempo. A parte la condivisione “politica” dei suoi scritti ho in cantiere uno spettacolo Viaggio immaginario nella Sicilia della memoria, che sarà caratterizzato dalle sonorità etniche dei miei esordi e dai testi di Leonardo Sciascia.

Nell’inedita che ci ha gentilmente concesso (e che qui pubblichiamo) canta uno scritto di Vincenzo Consolo. Il testo racconta di un viceré malinconico, afflitto da una vita oziosa che non lo rappresenta, costretto a vivere a Palermo, città solare e violenta di cui è l’unico a vedere la vera decadenza, obbligato a rappresentare un potere in cui non crede. Il protagonista immagina che sulla sua città una notte cade la Luna, e la Luna cade davvero. Perché è così tanto legato a questa canzone?

La canzone ha forma di Fado nella strofa, mentre nel ritornello richiama la canzone popolare siciliana nello stile dei cantastorie. Ho tentato di cogliere la metafora del libro, dove l’evento della caduta della Luna simboleggia il disfacimento del potere ripiegato a rappresentare solo se stesso. In questo periodo mi piace cantarla forse perché è anche metafora della fine di una cultura, della poesia, della fantasia, illusione necessaria contro la precarietà della storia e della vita, che ha il dono di rinascere ogni volta in luoghi imprevedibili, in forme nuove e pure. Amo molto questo brano che pur descrivendo una storia antica trovo sia attuale metafora dei nostri tempi.”

Che altre sorprese ci riserva per un futuro prossimo?

A parte il mio prossimo disco, che è in cantiere, ho partecipato qualche settimana fa alla notte bianca di Catania ritrovando tutti i miei amici. Ho incontrato Nica Midulla Le Pira per l’organizzazione dell’annuale Tributo a Francesco Virlinzi, mio grande amico e indimenticabile produttore scomparso. Purtroppo ormai la mia città è quella che è, manca il grande respiro di una volta, si sente un’atmosfera di decadenza, la movida odierna è una bruttissima copia di quella degli anni ’90, anche se abbiamo un enorme patrimonio e una grande concentrazione di talenti e di creativi.

Il tema ricorrente delle sue canzoni è quello del “ritorno a casa”, della ricerca delle radici. Pensa di tornarci davvero un giorno in Sicilia?

Non credo, anche se a Catania vive ancora la mia famiglia. Per necessità professionali la mia città è ormai Milano, sede del mondo che frequento io. Con la Sicilia preferisco avere quest’amore simbiotico, questo rapporto creativo che mi porta ad osservare ogni volta i luoghi come se fosse la prima. Vado in vacanza a Noto, uno dei territori più belli del mondo.